Gavignano, Museo della civiltà contadina
Il Museo ha lo scopo di preservare la memoria storica del territorio, di salvaguardarne l'identità culturale perseguendo obiettivi di studio e promuovendo iniziative di confronto e comunicazione e diffusione culturale.
Gli elementi individuati come connotativi dell’esposizione sono l'aratro, quale uno degli arnesi indispensabili alla sopravvivenza, il meccanismo del primo orologio della Chiesa come simbolo del trascorrere del tempo.
Il museo è stato aperto nel 2007 ed è nato dall’idea di recuperare testimonianze del tempo e di salvare un patrimonio comune; per l’allestimento ci si è avvalsi delle competenze dello storico Dott. Campagna Italo e dell'Arch. Dott.ssa Campagna Annamaria.
Sono stati raccolti nelle cantine del paese numerosi oggetti ai quali tutt'oggi continuano ad aggiungersene altri con l'intento di ricostruire non soltanto l'ambiente ma anche l'anima della cultura preindustriale della nostra terra per offrire ai numerosi visitatori la possibilità di un prezioso viaggio nella memoria. Attrezzi da lavoro di altri tempi, quotidiane necessità di pastori, contadini, artigiani, boscaioli, massaie sono esposti in un percorso espositivo che, attualmente, si sviluppa su due piani, 300 metri quadri circa, riproducendo ambienti e spazi rievocativi di esperienze lontane; l'ultima sezione, aggiunta nel 2018, è frutto della donazione fatta dall'istituto Suore Pie Operaie di Colleferro che detenevano il materiale e le macchine con cui, all'inizio del ‘900, la comunità ecclesiastica guidata da suor Maria Lilia aveva avviato, proprio negli spazi ora del museo, la scuola tipografica che ha formato e avviato al lavoro molti giovani gavignanesi.
La sede è ubicata nell’antico Palazzo Baronale di Corte situato nel punto più alto di Gavignano, per alcuni secoli feudo e dimora dei Conti di Segni che annoverano tra i loro discendenti Lotario dei Conti di Segni, nato in questo stesso palazzo nel 1160 e diventato pontefice con il nome di Innocenzo III. Nel XVI° secolo, dopo svariate distruzioni e rifacimenti, con la famiglia Aldobrandini, la struttura assunse l'attuale aspetto di palazzo signorile, Palazzo Baronale di Corte.
La caratteristica dell'esposizione è valorizzata dall'atmosfera antica che il luogo suscita, lasciando spazio all'immaginazione e alla rievocazione di stili di vita ormai appartenenti alla sfera dei ricordi.
Nel primo grande salone suddiviso in cinque sezioni sono rievocati lavori della campagna, allevamento e pastorizia, attrezzi e manufatti di vecchi mestieri: pesi e misure, boscaiolo, falegname, fabbro, calzolaio muratore; nella sala seguente è allestito l'ambiente domestico con oggetti di vita familiare; nella terza saletta e nel sottoscala sono stati ricostruiti gli ambienti della coltura della vite e dell’olio con la realizzazione di un affresco riproducente l'antico frantoio di Gavignano; la quarta ed ultima sala al piano superiore è dedicata nella prima parte alle arti: il Coro Polifonico e il Concerto Musicale di Gavignano, costituitosi per la prima volta nel 1898. Nella seconda ed ultima parte sono esposte le macchine, i caratteri, i cliches, le attrezzature appartenenti alla scuola tipografica sita nel Palazzo Baronale all’inizio del secolo scorso.
Tra le molteplici attività programmate, da quest’anno, a seguito del percorso di collaborazione intrapreso tra l'Associazione Eolo e il Museo, a breve sarà possibile la consultazione della documentazione dell'Archivio VAL’S, il laboratorio per lo studio del paesaggio sonoro e delle tradizioni musicali della Valle del Sacco.
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Testi: Museo della civiltà contadina
Immagini: Archivio Museo della civiltà contadina
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